Messina, arte e civiltà

Nettuno

 

Una esigua pianura litoranea di origine alluvionale, chiusa tra i monti Peloritani e lo Stretto, intervallata da torrenti e aree paludose (conservate ancora a Ganzirri e Torre Faro) costituisce il supporto territoriale su cui si è formata la città di Messina.

Il vasto porto falcato, sicuro approdo al centro del Mediterraneo, ha fornito la più importante motivazione per la nascita di un grande centro commerciale, separato dai monti dal resto della Sicilia ma aperto a tutte le rotte mediterranee, in particolare verso Oriente e Settentrione.

Su questo territorio, già intensamente abitato durante l'Età del Bronzo, è sorta Zancle, una delle più antiche colonie greche d'Occidente: successivi intrecci di popolazioni ioniche e doriche hanno fatto di Messana un centro misto e l'occupazione mamertina ha portato nell'isola una stirpe italica.

La contesa per il controllo di Messana ha costituito il casus belli per la prima guerra punica. Dopo la prolungata pax romana, Messana fu uno degli estremi caposaldi bizantini e resistette a lungo agli Arabi.

Occupata dai Normanni Messina divenne il fulcro, non solo geografico, del nuovo regno, acquistò importanza per la sua posizione sulla rotta per la Terrasanta ed ospitò una popolosa Giudecca e altre presenze straniere motivate dall'importanza commerciale e militare del porto. Rimasta sempre relativamente autonoma dal contesto isolano, Messina acquistò, grazie ai numerosi privilegi regali, unostatus molto simile a quello delle repubbliche marinare.

La stagione dell'autonomia e della prosperità commerciale si concluse con la rivolta antispagnola del 1674/78.

Nel 1783 la città fu parzialmente distrutta da un violento terremoto.

Nell'Ottocento Messina, tornata a nuova importanza anche grazie alle colonie commerciali straniere, partecipò attivamente al Risorgimento.

Il terremoto del 1908 distrusse totalmente la città; i bombardamenti della seconda guerra mondiale la danneggiarono gravemente.

La ricostruzione seguita al sisma del 1908, velocemente attuata pur tra contraddizioni ed errori, ha riformulato il volto di Messina, confermandone tuttora il disegno urbano e dotandola di un ricco patrimonio architettonico, testimonianza del Liberty, dell'Eclettismo e del Razionalismo con opere di Ernesto Basile, Antonio Zanca, Gino Coppedè, Angelo Mazzoni, Marcello Piacentini, Giuseppe Mallandrino, Camillo Puglisi Allegra, Vincenzo Pantano, Filippo Rovigo.

Sculture di Antonio Bonfiglio e interventi di Giulio Aristide Sartorio e Michele Cascella qualificano la città ricostruita.

Il centro storico, stretto tra il porto e le prime pendici dei Peloritani sovrastate da strutture monumentali, ha subito il ridimensionamento dell'importante fronte a mare, un tempo segnato dal complesso unitario della Palazzata, realizzato nel primo Seicento e riedificato in stile neoclassico nell'Ottocento.

Importanti vie percorrono l'area urbana da Nord a Sud, ricalcando antichi percorsi, e l'edilizia eclettica, di ridotta altezza per disposizione della vecchia legislazione antisismica, ne unifica l'aspetto. Nel generale affievolimento dei più antichi connotati urbani, le feste pasquali, la processione della Madonna della Lettera, la festa della Vara dell'Assunta e dei Giganti Mata e Grifone a ferragosto, con la storica fiera, contribuiscono a mantenere viva la vitalità del centro storico imperniato sul Duomoricostruito e sui principali edifici pubblici.

 

 

Cattedrale

 

Antichi borghi, ricchi di attività commerciali e ricostruiti come il centro storico, circondano la parte più antica della città da cui sono ancora in qualche modo separati dai residui delle antiche fortificazioni.

Nel territorio rurale si annoverano oltre cinquanta casali, distribuiti lungo le strade litoranee e nelle valli dei torrenti che incidono i Peloritani, in molti casi sfuggiti alle distruzioni e ricchi di testimonianze artistiche. Nell'area urbana, invece, soltanto una limitata campionatura di edifici monumentali e le raccolte del Museo Regionale testimoniano l'importante passato.

Particolarmente complesse sono state le vicende culturali e artistiche messinesi, ma difficile ne risulta la ricostruzione a causa delle continue distruzioni.

La storia culturale della città greca e romana sta emergendo, pur frammentariamente, dalle più recenti scoperte archeologiche, che hanno rivelato tracce dell'impianto ippodameo dell'abitato, ma ben poco rimane del patrimonio monumentale e artistico documentato dalle fonti e distrutto da ripetuti terremoti: il santuario di Nettuno, il faro con la statua gigantesca di Posidone, il teatro, il tempio di Eracle Manticlo sono scomparsi lasciando poche tracce nelle collezioni del Museo Regionale.

Meglio noti sono i secoli dell'avanzato Medioevo, quando Messina fu a lungo un centro di cultura bizantina, grazie ai monasteri basiliani, ma nel contempo si aprì alle influenze del Romanico e del Gotico.

Forme romaniche pugliesi sono attestate nella ricostruita Cattedrale normanna, mentre la chiesa dell'Annunziata dei Catalani appartiene all'eclettica architettura normanna isolana.

Il Gotico è documentato nella chiesa di S. Maria Alemanna, di influsso francese, nella chiesa dell'Immacolata a Boccetta e nella chiesa di S. Maria della Scala a Ritiro.

 

 

Badia

 

Il rinnovamento rinascimentale, preceduto dalla stagione del Gotico fiorito di cui restano solo frammentarie testimonianze, è precoce e fa da quadro di riferimento per l'attività di Antonello da Messina. L'astronomo e storico Francesco Maurolico si segnala come precursore di Copernico e partecipa attivamente alla vita culturale cittadina. 

Nel corso del Cinquecento la città si rinnova con l'apporto di architetti lombardi e toscani: Antonio Ferramolino da Bergamo ricostruisce le fortificazioni urbane, il Castellaccio, forte S. Salvatore e forte Gonzaga; Giovanni Angelo Montorsoli realizza le fontane di Orione e Nettuno e il faro del porto; Jacopo del Duca, ultimo allievo di Michelangelo, edifica la tribuna di S. Giovanni di Malta, fondamentale testo dell'avanzato Rinascimento. Un piccolo gioiello di manierismo michelangiolesco è il tempietto di S. Tommaso ricavato su strutture medievali ancora visibili. 

Messina ospita l'importante pittore Polidoro Caldara da Caravaggio, discepolo di Raffaello e fortemente influenzato da Michelangelo. Una importante testimonianza della produzione scultorea è la statua bronzea di Don Giovanni d'Austria, celebrativa della vittoria di Lepanto, del carrarese Andrea Calamech.

Importanti realizzazioni, perlopiù perdute come la chiesa dell'Annunziata dei Teatini del Guarini, si segnalano per tutto il Seicento: sopravvivono, tra insanabili mutilazioni, il Monte di Pietà di Natale Masuccio, le Quattro Fontane disegnate da Giacomo Calcagni e la Cittadella dell'olandese Carlos Grunembergh.

 

 

Monte di Pietà

 

Testimonianze dell'architettura barocca, pur tra estese ricostruzioni, sono fornite dalle chiese di S. Maria di Montevergine di Nicola Francesco Maffei, di S. Paolino degli Ortolani, dello Spirito Santo e di S. Elia, dalla statua dell'Immacolata di Giuseppe Buceti e dal palazzetto Calapaj D'Alcontres.

Agli inizi del Seicento soggiorna e opera a Messina il Caravaggio, punto di riferimento per l'affermata scuola pittorica messinese.

Tra Seicento e Settecento si colloca la figura dell'architetto Filippo Juvarra, meglio noto grazie all'intensa attività fuori Messina, figlio del famoso orafo Pietro Juvarra e già operoso in Messina con apparati festivi e interventi sulla monumentale chiesa, ormai distrutta, di S. Gregorio del Calamech.

 

 

Chiesa di San Gregorio

 

Ricchissime sono le testimonianze lasciate dalle arti decorative di età barocca: tessitori e argentieri arricchiscono case private e chiese di importanti realizzazioni ben testimoniate, tra l'altro, nel Tesoro del Duomo che conserva la grandiosa manta d'oro della Madonna della Lettera del fiorentino Innocenzo Mangani.

Lo sviluppo ottocentesco ha lasciato testimonianze nel grandioso teatro neoclassico S. Elisabetta ¯¯ Vittorio Emanuele di Pietro Valente, il primo grande teatro lirico di Sicilia, nella chiesa di S. Maria del Buonviaggio, dalle raffinate forme neorinascimentali, nella accademica Fontana Nuova di Carlo Falconieri a piazza Basicò, nel Gran Camposanto di Leone Savoia in cui convivono l'avanzato neoclassicismo e il romanticismo, nella neogotica villa Landi del Falconieri a Boccetta.

 

 

Teatro Vittorio Emanuele

 

All'Ottocento risalgono la statua di Carlo III di Borbone di Saro Zagari, la statua di Ferdinando II di Borbone di Pietro Tenerani e il gruppo della Batteria Masotto di Salvatore Buemi.

Importanti scoperte hanno arricchito la conoscenza della città medioevale e moderna, distrutta dai terremoti e nota soprattutto attraverso fonti letterarie e artistiche: il sottosuolo del centro storico va rivelando ovunque testimonianze architettoniche e urbanistiche di grande rilievo, aprendo nuove prospettive di studio e valorizzazione.

La situazione dei casali extraurbani risulta di più facile lettura e consente di apprezzare un importante patrimonio architettonico e artistico.

Ad epoca bizantina risale l'eremo rupestre di S. Nicandro mentre i monasteri basiliani di S. Filippo il Grande e S. Maria di Mili conservano chiese normanne.

Al Trecento risalgono i monasteri benedettini di S. Placido Vecchio e S. Placido Calonerò, quest'ultimo arricchito da importanti chiostri rinascimentali.

Strutture trecentesche caratterizzano il palazzo dei Templari a S. Lucia sopra Contesse, mentre il convento francescano di S. Maria di Gesù Superiore a Ritiro (riemerso da una poderosa alluvione) presenta sulle strutture medioevali più antiche complesse rielaborazioni.

L'importante sviluppo rinascimentale è testimoniato da numerose parrocchiali a Giampilieri, Molino, Pezzolo, S Stefano Medio, S. Stefano Briga, S. Filippo Superiore, Contesse, Salice, Gesso, Castanea delle Furie. Al periodo barocco risalgono le parrocchiali di Larderia Inferiore e Superiore, Zaffaria, Cumia Inferiore. Nell'Ottocento sono state ricostruite la parrocchiali di Altolia e Mili S. Marco.

La Seicentesca chiesa di S.Maria della Grotta a Pace, in scenografica posizione sullo Stretto, è stata riedificata dopo il terremoto del 1908 secondo il disegno originale.

La Torre del Faro (a Torre Faro) conserva strutture cinquecentesche e del primo Ottocento su resti classici e medioevali.

Un consistente patrimonio di edilizia civile, militare e religiosa consente di ripercorrere la storia dei casali fino alla ricostruzione, documentata da una ininterrotta teoria di ville liberty ed eclettiche distribuite lungo le strade litoranee.

Suggestivi pellegrinaggi e tradizionali feste patronali segnalano ovunque la conservazione dell'assetto tradizionale dei casali, che trova espressione unitaria nel pellegrinaggio al santuario della Madonna di Dinnammare in posizione dominante sull'area dello Stretto.